Catalogo Coda di Volpe
“Torama” è un vino bianco fresco e fruttato, dal sorso scorrevole e armonico. Ottimo con antipasti leggeri e piatti di pesce.
Coda di Volpe molto piacevole al palato, perfetto da servire con tutta la cucina di mare, in particolare con antipasti e primi piatti di pesce.
Vino bianco molto gradevole, attraversato da una delicata spina acida e buona persistenza fruttata. Ottimo l’abbinamento con piatti di pesce e antipasti leggeri.
Il Lacryma Christi Bianco di Villa Dora nasce sulle pendici del Vesuvio, da terreni vulcanici con ceneri e lapilli. Vinifica in acciaio ed è ottimo con piatti di pesce e antipasti leggeri.
Il Coda di Volpe è un vitigno campano antichissimo, di probabile origine greca e presente in Italia già in epoca romana, come testimonia Plinio nel “Naturalis Historia” del I secolo d.C: “Minus tamen, caudias vulpium imitata, alopeci”. In questo caso, al contrario di ciò che è successo troppo spesso, il nome della varietà - Coda di Volpe Bianca, legato alla forma particolare del grappolo, una curvatura della sua parte apicale che ricorda appunto la coda di una volpe - ci ha permesso di seguirne il cammino nel corso dei secoli mantenendo la certezza della sua identità . Il Porta, per primo (1584), non ha difficoltà a seguirne la sinonimia tra il Coda di Volpe e la “Vitis alopecis”. Successivamente anche gli ampelografi |
del XIX secolo (Frojo) e dell’inizio del XX (Rasetti e Carlucci) ne danno descrizioni che combaciano perfettamente con l’uva conosciuta dai Romani. Il vero problema per questa varietà sono le numerose sinonimie, spesso errate o smentite, che sono nate negli ultimi 150 anni. Per fortuna alcune di quelle oggi ritenute errate sono state definitivamente abbandonate, come quelle in uso nel Casertano che identificavano il Coda di Volpe con il “Pallagrello Bianco” o con il “Coda di Pecora”. Esistono, per contra, sinonimie vacillanti ma non ancora scientificamente smentiti tra Coda di Volpe e “Caprettone” (in provincia di Napoli, nei dintorni del Vesuvio). Anche se scarsamente utilizzati, rimangono in uso i sinonimi attribuiti da Frojo verso il 1875: Durante e Falerno. Quest'ultimo termine deriva probabilmente dall’ipotetico utilizzo del Coda di Volpe per la produzione del famoso vino dell’antichità (il Falerno appunto). Discorso a parte: meritano il Coda di Volpe Bianca di Lapio (Carlucci, 1909) e la sua forma a bacca nera, il Coda di Volpe Nera, forse sinonimo del Pallagrello Nero: ambedue appaiono morfologicamente molto diversi dal Coda di Volpe Bianca.
Il Coda di Volpe Bianca è un vitigno prettamente campano, la cui diffusione si limita al territorio regionale. E’ iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite dal 1970 e raccomandato nelle province di Avellino, Benevento, Caserta e Napoli: in verità oggi è coltivato soprattutto nelle province di Benevento e Avellino. Come vitigno complementare è utilizzato nella DOCG Fiano di Avellino e Greco di Tufo. E’ altresì presente in assemblaggio in provincia di Napoli (in particolare nella DOC Vesuvio Bianco o Lacryma Christi Vesuvio Bianco e Campi Flegrei Bianco)
Il grappolo ha compattezza variabile, ma è sempre abbastanza grande (250 - 300 grammi) e allungato; munito di due o più ali piccole, ha forma piramidale nella parte basale e conico-cilindrica nella parte apicale, con la classica punta ricurva. Gli acini sono piccoli, leggermente ellittici e hanno colore verde giallastro che tende a dorare a piena maturazione. La raccolta dell’uva si svolge di solito nella prima decade di Ottobre.
Il Coda di Volpe in purezza dona un vino di corpo medio, dorato, tenue nei profumi, ricco di alcol ma con poca aciditĂ e che va bevuto giovane. Si tratta di un vitigno che predilige gli assemblaggi.